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Finanziamento dei Beni Pubblici: Sei Soluzioni

Saturday, May 2, 2015 4:10
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(Before It's News)

La Questione del Fallimento del Mercato

Un bene pubblico, così come definito dagli economisti, è un qualunque bene dal cui godimento non possono essere esclusi i non contribuenti. La teoria dei beni pubblici interessa i libertari per due ragioni: primo, perché molte cose che reputiamo importanti (strade di comunicazione, istruzione, difesa personale, antincendio, difesa nazionale, eccetera) sono considerate generalmente beni pubblici, o si pensa che abbiano le caratteristiche di un bene pubblico; e, secondo, perché la maggior parte degli economisti sono convinti che questi beni pubblici non possano essere forniti dal libero mercato.

Chi pensa che i mercati siano inadatti a questo compito fa il ragionamento seguente. Supponiamo che ci sia un certo bene X a cui duecento persone attribuiscono un certo valore. Se X viene prodotto, ognuna di queste duecento persone può beneficiarne, che abbia contribuito o meno alla sua produzione. Se voi foste tra i duecento, come reagireste alla richiesta di contribuzione?

Secondo la teoria ortodossa dei beni pubblici, così: “O i restanti 199 raccolgono abbastanza soldi da finanziare X, oppure no. Supponiamo di sì. Allora quel bene sarà finanziato, anche senza di me, dunque potrei anche servirmene senza sopportarne i costi. Questo è il problema del Free Riding. Supponiamo, al contrario, che i fondi non bastino. In questo caso, anche con il mio contributo il bene non si realizza, e dunque non ho alcuna ragione per sprecare i miei soldi. Questo è il problema della Certezza del Servizio. La mia contribuzione influisce così poco sul finanziamento del bene X che posso tranquillamente star fuori. Qualunque cosa facciano gli altri, dunque, è nel mio interesse non contribuire. Così non contribuisco.” E neanche gli altri.

Il problema è che anche gli altri 199 ragionano allo stesso modo, e perciò X non viene mai finanziato. Anche se ognuno, per conto suo, potrebbe trarre benefici dall’esistenza di X. Cooperare è nell’interesse della collettività, ma è nell’interesse dell’individuo non farlo; e poiché sono gli individui, e non le collettività, a decidere, il risultato è che nessuno coopera e il bene pubblico non viene mai prodotto. Questo sistema di mercato basato sulla contribuzione volontaria apparentemente fallisce.

Soluzione Numero Uno: l’Obbligo

Un modo per risolvere questo problema dei beni pubblici esiste: rendere la contribuzione obbligatoria. Se tutti sono obbligati a contribuire, il bene pubblico viene finanziato e ognuno ne trae vantaggio; per quanto riguarda quel particolare bene, almeno. Perché per altri versi ne ricavano uno svantaggio: non sono più liberi. Ciononostante, l’obbligo è generalmente giustificato come unica soluzione possibile al problema dei beni pubblici. La contribuzione obbligatoria, sotto forma di lavoro o proprietà, è sicuramente la soluzione preferita nello stato moderno: tassazione, leva militare, esproprio per pubblica utilità e obbligo di presenziare come giurato ad un processo (negli Stati Uniti, es) sono tra gli esempi più evidenti.

È l’unica soluzione? Niente affatto. Un’infinità di cosiddetti “beni pubblici” è stata prodotta nel corso della storia senza ricorrere a metodi coercitivi, e questo rende il problema dei beni pubblici uno spauracchio uscito dalla mente di qualche economista. Quegli economisti che, dall’alto della loro torre d’avorio, sostengono che soluzioni non coercitive al problema dei beni pubblici sono inconcepibili (senza neanche degnarsi di esaminare la realtà della produzione privata tutta attorno a noi ogni giorno) stanno semplicemente chiedendo che ognuno di noi rimanga ostaggio della propria assenza di immaginazione e capacità di osservazione. Forse un imprenditore, con la sua possibilità di trarre profitto dalla risoluzione del problema dei beni pubblici, sarebbe più incentivato a trovare una soluzione di quegli economisti il cui guadagno non dipende dalla mancata soluzione!

Lasciando da parte la coercizione di stato in quanto pericolosa e antietica, voglio qui offrire cinque altre soluzioni al finanziamento dei beni pubblici. È bene dire che il mio elenco non vuole essere esaustivo, e ulteriori suggerimenti sono i benvenuti. Prenderò in esame, in particolare, l’applicazione di ognuna di queste soluzioni a quello che generalmente è considerato il bene pubblico più problematico: la difesa nazionale.

Soluzione Numero Due: la Coscienza

Un bene pubblico può essere finanziato confidando sugli usi, la moralità o una ricompensa non materiale. Molti beni pubblici sono finanziati così: i volontari antincendio sono un esempio ovvio. Meno ovvie, forse, le chiese: chiunque può entrare in una chiesa, ascoltare la messa e andare via senza dare l’obolo. Chiunque può scroccare una messa. Dunque, secondo il ragionamento degli economisti, non bisognerebbe costruire chiese né pagare il clero; ma non è così. Un esempio ancora meno ovvio è la mancia: il cameriere offre un servizio migliore nella speranza di ottenere una mancia, per questo la mancia ha come risultato benefico un miglioramento del servizio. Qui, ovviamente, do per scontato che sia così: so che dove l’abitudine della mancia non esiste il servizio non peggiora. Ma perché dovrei lasciare la mancia se non intenzione di tornare in quel ristorante? Io beneficio delle mance altrui e gli altri delle mie; ma potrei andare a scrocca e godermi il beneficio senza lasciare la mancia. Perché non lo faccio? Potere delle tradizioni.

Anche la moralità, la convinzione che ognuno sia obbligato a fare la sua parte, ha un ruolo importante nella risoluzione del problema del free riding. Se pensiamo ai milioni raccolti con la carità, i vari telethon, eccetera, non c’è dubbio che il supporto volontario al finanziamento dei beni pubblici sarebbe almeno altrettanto imponente. Come dimostra Robert Axelrod nel suo libro The Evolution of Cooperation, l’evoluzione, sia culturale che biologica, tende a favorire l’emergere di una disposizione a collaborare, perché chi manifesta una tale disposizione acquisisce una particolare reputazione come persona che collabora, e facendo così attira la collaborazione di altri; man mano che questi collaboratori raccolgono i frutti dell’aumentata collaborazione, ecco che l’impulso che spinge alla collaborazione si rafforza.

Il concerto LiveAid generò una quantità impressionante di contribuzioni che servirono ad aiutare gli etiopi, che soffrivano per la fame. Perché le persone non dovrebbero contribuire alla difesa del loro paese? Tanto più che un esercito confinato alla difesa costerebbe molto meno di uno avventurista che va in giro per il mondo. Molte persone, poi, in passato hanno contribuito arruolandosi come volontari in risposta ad un attacco. Una milizia cittadina, composta da volontari e finanziata dalle contribuzioni, è stata la forma di difesa nazionale tradizionale per gran parte della storia umana.

Soluzione Numero Tre: la Delega

La terza soluzione è in realtà una variante della seconda, ma ha delle peculiarità che meritano una trattazione separata. Chi volesse sollecitare contributi per qualche causa nobile raccoglierebbe molti più soldi trasmettendo il senso di responsabilità, facendo in modo che la popolazione locale chieda soldi ad amici, famigliari e colleghi di lavoro. Questa è una strategia usata con successo dalla United Way. La pressione esercitata dalla società, unita al desiderio di mettersi in buona luce davanti agli altri, forma un incentivo potente, incentivo che potrebbe benissimo spingere a contribuire alla difesa patriottica del proprio paese.

Soluzione Numero Quattro: la Garanzia

Nel suo libro The Limits of Government: An Essay on the Public Goods Problem, David Schmidtz suggerisce la formula soddisfatto o rimborsato come sistema per incentivare le contribuzioni. È bene ricordare che la questione dei beni pubblici è costituita da due elementi: il problema del free riding (la tentazione di scroccare un servizio se gli altri contribuiscono abbastanza) e il problema della certezza del servizio (la paura di essere l’unico a contribuire). Se chi chiede fondi restituisce i contributi nel caso in cui non si raggiunga il minimo per finanziare il bene pubblico, allora il problema della certezza del servizio scompare. Resta il problema del free riding, ovviamente; ma una volta dimezzato l’incentivo a non pagare, l’incentivo a cooperare per vie non monetarie potrebbe fungere da compensazione. Le obbligazioni di guerra potrebbero essere offerte in questo modo.

Soluzione Numero Cinque: la Privatizzazione

Il problema del finanziamento dei beni pubblici è che chi non contribuisce può comunque godere del bene. Perciò una soluzione ovvia consisterebbe nell’esclusione di chi non contribuisce, privatizzando così il bene pubblico. Tutti sappiamo, ad esempio, che le strade di comunicazione sono un esempio paradigmatico di bene pubblico. Ma ci sono anche le strade a pedaggio: se non paghi, non puoi passare. Un tempo, anche il servizio antincendio era offerto come l’assicurazione di oggi; i vigili intervenivano solo in quei casi in cui i proprietari della casa avevano pagato il bonus. Tra parentesi, questo sistema funziona meglio se le case non sono troppo vicine tra loro! Con il progresso tecnologico, si potrebbero trovare altri sistemi per l’esclusione. Ad esempio, un tempo era impossibile evitare che qualcuno guardasse le trasmissioni televisive, ma oggi ci sono le tivù via cavo e le trasmissioni criptate. E un qualunque bene che possa essere goduto in una particolare località potrebbe essere trasformato in un bene privato semplicemente privatizzando la località.

Difficilmente, però, questa soluzione si potrebbe applicare alla difesa nazionale. Se difendi i miei concittadini da un’invasione, stai difendendo ipso facto anche me, che io contribuisca o meno. Non esiste un modo per far sì che i missili nemici colpiscano solo le case di chi non contribuisce alla difesa.

Ma esiste il modo per ridurre il problema a dimensioni più governabili. Se si considera la parte continentale degli Stati Uniti nel suo insieme, è chiaro che alcune zone locali che non contribuiscono possono essere escluse dalla difesa. La soluzione numero cinque può quindi essere applicata frammentando la difesa nazionale in vari sistemi regionali di difesa, per poi lasciare che le altre soluzioni proposte operino all’interno di queste regioni. La soluzione numero tre, in particolare, è più adatta a situazioni regionali che nazionali.

Soluzione Numero Sei: l’Abbinamento

Un bene pubblico potrebbe essere finanziato anche offrendolo abbinato ad altri beni privati (da cui chi non contribuisce può essere escluso). Nell’Inghilterra del diciannovesimo secolo esistevano strade private che non erano a pedaggio: erano gratis e chiunque poteva passarci. Perché i proprietari offrivano gratis questo bene pubblico? Perché avevano proprietà, beni privati, lungo la strada, e il traffico favoriva il commercio facendo salire il valore della proprietà (ho appreso questo esempio da Stephen Davies).

I fari sono un altro esempio. Sono decenni che i testi tradizionali di economia spiegano, dall’alto della loro “saggezza”, che il servizio di un faro non può essere fornito da privati, perché le navi che passano beneficiano del servizio a prescindere dal fatto che paghino o meno. Ma un giorno l’economista e sostenitore del libero mercato Ronald Coase decise di approfondire l’argomento, e scoprì così che c’era stato un tempo in Gran Bretagna in cui per tanti anni il servizio fu fornito da privati. È vero che era impossibile evitare che chi non pagava se ne servisse; ma era possibile negargli l’uso del porto, e quindi il servizio del faro era offerto in abbinamento con i servizi portuali. Ancora una volta, ecco che imprenditori alla ricerca di un profitto riuscirono a trovare soluzioni che i pessimisti economisti accademici non vedono neanche in sogno. Nota: l’articolo di Coase si trova nell’antologia di Tyler Cowen, Public Goods and Market Failures, pubblicata anche con il titolo The Theory of Market Failure.

La televisione ad accesso libero è un altro classico bene pubblico: tutti possono ricevere il segnale anche senza pagare. Se non fosse mai esistita, se avessimo cominciato con la tivù via cavo, gli economisti oggi direbbero senza dubbio che una tivù ad accesso libero è impossibile. A meno che non sia finanziata con le tasse. Ma i proprietari di queste televisioni, e prima ancora delle radio, riuscirono a finanziare le trasmissioni abbinandole ad un bene privato: la pubblicità. Gli inserzionisti attribuiscono valore agli spazi pubblicitari, e questo bene può essere negato, e dunque per ottenerlo sono disposti a pagare. I proventi della pubblicità sono così usati per finanziare le trasmissioni. Un bene che è pubblico per gli ascoltatori viene finanziato abbinandolo ad un bene privato pagato dagli inserzionisti.

Può essere finanziata allo stesso modo anche la difesa nazionale? Forse sì. Quanti soldi per la difesa nazionale sarebbe disposta a dare la Coca Cola in cambio del diritto di farsi pubblicità così:

COCA COLA

IN DIFESA DELL’AMERICA!

Un bel po’, scommetto.

Anche il possesso di armi rappresenta una forma di abbinamento, e un abbinamento che opera per conto suo, senza bisogno di imprenditori. In una società libera, la popolazione avrebbe il diritto di possedere armi, le quali verrebbero acquistate al fine di procurarsi un bene privato: la difesa della casa e della famiglia. Ma questa ricerca di un bene privato porta con sé un importante bene pubblico: una società armata, capace di opporsi a qualunque invasore, rappresenta di per sé un potente deterrente, e perciò diventa un sistema di difesa della nazione.

Un altro abbinamento strategico potrebbe funzionare nel modo seguente. Supponiamo che un gruppo di agenzie di sicurezza, ognuna specializzata nella difesa della persona e delle cose, formi un consorzio tenuto assieme da contratti vincolanti e metta assieme le proprie risorse al fine di garantire la difesa nazionale. Queste agenzie potrebbero così vendere un pacchetto di servizi, che comprende la difesa della persona e quella nazionale, rifiutandosi di vendere un servizio se non si accetta anche l’altro.

Potrebbe venire fuori un’altra impresa che offre soltanto il primo servizio ad un prezzo ovviamente più basso di quello offerto dal consorzio. La questione potrebbe essere risolta unendo la soluzione numero sei con la numero due. Ovvero, così come molte persone oggi fanno investimenti “socialmente responsabili”, e si rifiutano di investire in quelle aziende che non rispettano l’ambiente o che sfruttano i dipendenti, allo stesso modo potrebbero rifiutare i servizi di agenzie di sicurezza al di fuori del consorzio.

Certo, tutte queste sono solo speculazioni da salotto. Ancora una volta, spero di essere superato dall’immaginazione di imprenditori alla ricerca di opportunità da cui trarre profitto. Dunque sono ottimistico riguardo la possibilità del mercato di offrire un bene pubblico come la difesa del paese.

Traduzione di Enrico Sanna.

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Source: http://c4ss.org/content/37509

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